Di seguito una sintesi delle
domande effettuate da La
Domenica ai candidati premier e le loro relative risposte.
LE 5 DOMANDE
1 - Gentile candidato premier, se vincerà le elezioni, intende aumentare le quote
di Pil destinate alla cultura, alla ricerca, all'istruzione e alla
valorizzazione del patrimonio storico-culturale e paesaggistico portandole ai
livelli degli altri Paesi europei e dei Paesi economicamente più sviluppati?
Oppure non lo ritiene possibile o necessario?
2 -
Se sì: in che modo pensa di spendere produttivamente quei soldi? Se no, in
che modo, da chi e con quali strumenti intende trovare le risorse necessarie
per rilanciare e riqualificare cultura, ricerca e istruzione, nonché per
promuovere la fruttuosità economica del patrimonio storico-culturale e
paesaggistico?
3 -
La pratica artistica e musicale non sono insegnate nelle scuole, e questo fatto
danneggia la nostra cultura e la nostra immagine nel mondo. Sforniamo
analfabeti funzionali, inconsapevoli del loro patrimonio circostante. Se
andasse al governo cambierebbe i programmi scolastici introducendo queste
materie fin dai primi anni di scuola?
4 -
In vista dell'arrivo di ingenti fondi europei, che iniziative intende
intraprendere per incrementare l'impresa creativa italiana e per esportare il
valore della nostra cultura e del nostro patrimonio storico-artistico,
storico-scientifico e paesaggistico nel mondo?
5 -
A fronte del fatto che secondo numerosi e
accreditati studi non c'è sviluppo economico e sociale costante in un Paese che
spende meno del 2% di Pil in ricerca e innovazione e che non valorizza, anche
economicamente, il ruolo dei giovani ricercatori, che cosa intende fare per
fermare il declino della ricerca italiana, l'emorragia di giovani ricercatori e
il disinteresse dei ricercatori stranieri nei riguardi del sistema italiano
della ricerca e dell'innovazione?
MONTI: Sicuramente l'adeguamento dei fondi al ministero dei
Beni Culturali e alla ricerca è tra le
priorità che un futuro Governo deve porsi per tornare a un livello più
prossimo a quello degli altri Paesi europei. Se le finanze pubbliche non
permetteranno un immediato aumento degli stanziamenti, sarà comunque necessario
riqualificare la spesa corrente e aumentare la spesa per investimenti,
sia pubblici che privati e adottare in tempi brevi misure che possano portare
risorse alla cultura, sia nella sua componente di attività culturali, sia nel
mantenimento del patrimonio nazionale. Sarebbe utile agli stessi fini una riforma del ministero dei Beni culturali
che ne favorisca l'efficienza organizzativa e l'autonomia di spesa. Paragonandoci
alla Francia, e ancora di più all'Inghilterra, è evidente che abbiamo molto
terreno da recuperare per quanto riguarda la deducibilità e la detraibilità dei
contributi a favore delle attività culturali e del mantenimento del patrimonio
culturale. L'aumento delle ore sia di
storia dell'arte che di pratica artistica e musicale è il presupposto per
creare un Paese sensibile ai temi culturali. L'obiettivo della politica europea di investire il 3% del Pil in ricerca e sviluppo e il programma
dei finanziamenti europei alla ricerca per il periodo 2014-2020 è una straordinaria opportunità per il Paese,
che deve attivarsi per poterla cogliere. La ricerca italiana deve essere
sostenuta anche partendo da bandi competitivi. Bisogna premiare il merito
affinché i bravi ricercatori (che sono molti) siano incentivati a dare il meglio.
È inoltre necessario e urgente semplificare
la burocrazia che tuttora, anche nel campo della ricerca e dell'innovazione
come in tanti altri, impedisce ai talenti di dare quello che potrebbero e
rallenta un reale processo di sviluppo di tutto il Paese.
BERSANI: occorre subito integrare
i finanziamenti ordinari alle università, che rischiano di non riuscire a
pagare nemmeno gli stipendi nel 2013 e serve un programma nazionale della ricerca per finanziarla con meccanismi
all'altezza del sistema europeo. Per quanto riguarda il reperimento delle
risorse necessarie, i risparmi sull'interesse del debito e le riduzioni delle
voci di spesa aumentate dal 1990
a oggi – possibili grazie alla riforme della previdenza
e alla spending review – ci consentono di programmare
nuovi investimenti. Inoltre, è necessario sfruttare meglio le risorse europee, fornire incentivi a partenariati pubblici/privati e attivare una
defiscalizzazione più conveniente per le donazioni. Il Mibac ha serissimi problemi di personale: i tecnici scarseggiano e
in breve i pensionamenti rischiano di desertificarlo. Esso deve essere rimesso nelle condizioni di operare,
restituendo dignità ai lavoratori e diritti e certezze alla vasta schiera di
giovani precari iperqualificati. Vanno anche implementati i fondi per il
funzionamento della struttura e ridefinire
i criteri di spesa. Va irrobustita la
presenza dell'arte e della musica nei programmi scolastici, ma è
altrettanto importante che queste discipline siano proposte da insegnanti capaci di trasmettere in
modo adeguato le loro conoscenze. Innovare nella conservazione e nella
promozione culturale significa accompagnare
le Regioni nella programmazione, progettazione e spesa dei fondi strutturali.
Sarebbe utile istituire una cabina di regia
centrale (per esempio nella sede Stato-Regioni) che coordini l'azione
regionale. Sarebbe anche utile allargare
la definizione di cultura a quella di industria culturale e creativa per
rilanciare un'intera filiera produttiva (oltre al patrimonio culturale
anche l'audiovisivo, l'architettura, la moda, la pubblicità e il design).
BERLUSCONI: Non è possibile detenere il più grande
patrimonio culturale nel mondo e spendere per salvaguardare e valorizzare
questo bene inestimabile meno degli altri Paesi. Bisogna innanzitutto valorizzare questo patrimonio in maniera
imprenditoriale, chiamando i giovani laureati nelle specializzazioni di managerialità della cultura a dirigere
musei e aree archeologiche. I privati
inoltre possono e debbono essere associati in questo ruolo di tutela e
promozione del nostro patrimonio, come ad esempio è stato fatto a Torino con la Fondazione del Museo
Egizio e a Roma con l'investimento di un privato come Della Valle nel restauro
del Colosseo. Il linguaggio artistico e musicale è uno dei linguaggi
fondamentali della nostra cultura e della formazione spirituale di un giovane. Bisogna
adottare il modello anglosassone, come quello dell'educazione teatrale come una
delle attività di una scuola a tempo pieno. I nostri beni artistici possono
diventare uno strumento di diffusione culturale e anche economica in tutto il
mondo, come del resto è sempre avvenuto nel corso della nostra storia. Innanzitutto
non bisogna disperdere le risorse in mille rivoli e indirizzarle invece verso
centri e progetti di eccellenza. L'Italia può riprendere un posto importante
nella competizione economica internazionale se sfrutta adeguatamente le sue
facoltà creative e scientifiche al servizio dell'economia e del progresso
civile del Paese.
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