sabato 10 novembre 2012

Roma medievale: il Giudizio Finale nell'Oratorio di S. Silvestro ai Ss. Quattro Coronati.





Considerato una vera e propria cappella palatina e terminato nel 1246, l’ambiente, ubicato nel rione Celio e dedicato a san Silvestro, presenta una pianta rettangolare con volte a botte. Gli affreschi che lo decorano, realizzati nei primi anni del XIII secolo, narrano alcuni episodi relativi alla vita di Costantino, della madre Elena e di san Silvestro, 33° vescovo di Roma e papa della Chiesa Cattolica dal 314 alla sua morte. Il pavimento è in stile cosmatesco, mentre la volta è decorata con motivi di stelle e croci: al suo centro sono poste cinque maioliche originali, a formare una croce greca. La base della volta è decorata con un fregio a foglie. 
Il ciclo di affreschi, composto da 11 scene o pannelli, desunto dagli Actus Silvestri e ispirato alla vita leggendaria dell’imperatore Costantino I, è così strutturato:
-          parete d'ingresso: Costantino colpito dalla lebbra; Pietro e Paolo appaiono in sogno a Costantino malato e lo esortano ad affidarsi a papa Silvestro; I messi imperiali si dirigono al monte Soratte per incontrare Silvestro.
-          parete sinistra: I messi di Costantino salgono sul monte Soratte; Silvestro rientra a Roma e mostra a Costantino le effigi di Pietro e Paolo; Costantino riceve da Silvestro il battesimo; Costantino, curato dalla lebbra, siede in trono di fronte a Silvestro; Silvestro a cavallo, in corteo, è accompagnato da Costantino.
-          parete destra: Silvestro risuscita il toro ucciso dal sacerdote ebreo; Elena, madre di Costantino, ritrova la vera Croce; Silvestro libera il popolo romano da un drago.
        
La lunetta in controfacciata ospita un abbreviato Giudizio Finale, che si sovrappone alle prime scene di Costantino.

Già Guglielmo Matthiae (MATTHIAE 1988, pp. 139-140), grande esperto di storia dell’arte medievale, aveva notato come il Cristo del Giudizio fosse qui rappresentato con la spalla nuda, secondo una formula iconografica ripresa anche in una tavola della Galleria comunale di Marittima. Il Salvatore, raffigurato con i simboli della Passione, è seduto su un trono curvo e privo di dossale. La Vergine e il Battista, rispettivamente alla destra e alla sinistra del Cristo, sono in piedi nel gesto della preghiera e dell’intercessione. Ai lati prendono posto i principi degli apostoli Paolo e Pietro, a capo di due file di ‘synthronoi’. Sempre Matthiae avrebbe riscontrato nelle teste del gruppo centrale un’impronta bizantineggiante, visibile “nella depressione alla radice del naso”, con “la medesima svirgolatura con rialzo dell’arcata sopraciliare dei mosaici di S. Paolo fuori le mura” (MATTHIAE 1988, p. 140). Inoltre, egli ha evidenziato come nella pittura il gusto per le architetture fantastiche e irreali cedi il posto ad annotazioni semirealistiche, che tentano una precisazione ambientale.
Dal punto di vista stilistico i dipinti murali della cappella sono stati messi in rapporto con quelli di Tivoli (MATTHIAE 1988, p. 140), con l’opera del Maestro Ornatista della cripta di Anagni e con i mosaici absidali di S. Pietro e di S. Paolo f.l.m. (PARLATO-ROMANO 2001, pp. 126-131). A giudizio di Matthiae, tuttavia, le affinità con il pittore del duomo di Anagni – considerato un «bizantineggiante più convinto» (MATTHIAE 1988, p. 142) – sarebbero soprattutto rilevabili nella ‘maniera’ dei due pittori e non in puntuali rispondenze formali. 
Secondo Zchomelidse la divisione in registri, gli angeli che suonano la tuba, il cielo srotolato, Cristo in trono con le stimmate, la Madonna Avvocata, il Battista e i synthronoi sarebbero piuttosto occorrenze iconografiche che avvicinano il Giudizio dei Ss. Quattro Coronati agli analoghi soggetti della tavola vaticana, di S. Maria del Vescovio e di S. Maria dell’Immacolata a Ceri (ZCHOMELIDSE 1996, p. 154).

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