sabato 29 settembre 2012

Il fantastico mondo di KUMI Yamashita


Difficilmente un’artista mi colpisce come KUMI Yamashita, giapponese che realizza ritratti utilizzando chiodi e filo. Le si potrebbe obiettare un’eccessiva tendenza al ‘naturalismo’, alla ‘tradizione’, in un momento storico in cui il mondo dell’arte è alla ricerca perpetua dell’idea ‘originale’,  stravagante, ironica, bizzarra, a svantaggio, in molti casi, dell’idea del ‘bello’, per dirla con Platone. Ma osservando le sue istallazioni si capisce subito che siamo di fronte a un’artista a ‘tutto tondo’ , che unisce e fonde insieme componenti variegate: la creatività e l’unicità dell’idea con l’abilità tecnica che ci vuole per realizzarla, senza rinunciare al godimento estetico dell’oggetto così concepito.
Dalle origini semplici, KUMI Yamashita ci invita a rivalutare il rapporto imprevedibile tra ciò che ci aspettiamo di vedere e la nostra percezione attuale. Gran parte delle sue opere è data dalle cose di uso quotidiano (filo, chiodi, carte di credito). Singoli frammenti collegati insieme possono creare un’ombra, e un semplice pezzo di carta può determinare una varietà infinita di profili. I materiali prescelti, i media utilizzati, vanno oltre i confini tradizionali. Impronte su un foglio compongono una faccia; un singolo filo costruisce, attraverso i chiodi, un ritratto sottilmente modulato. Con grande attenzione ai dettagli, le opere di Yamashita sono complesse e precise, senza perdere però quell’elemento di umanità che le contraddistingue.


Nessun commento:

Posta un commento