Figlia
di Teodosio I (379- 395), fu sorellastra di Arcadio e Onorio, sposa di Ataulfo
prima e di Costanzo III poi, e madre di Valentiniano III. Le informazioni possedute
sul suo conto sono piuttosto frammentarie, non coprono ogni singolo episodio
della vita e provengono soprattutto dalla biografia del protostorico Agnello, fonte di IX secolo, e dalle lettere tra Galla e Paolino di Nola. Da queste ultime
emerge il carattere volitivo e tenace della principessa, la quale strenuamente si
impegnò per l’unità dell’impero, che tuttavia non ebbe mai compimento. Cristiana
intransigente, visse in un’epoca di accesi dibattiti dottrinali circa la vera
natura di Cristo – sfociati in due Concili, di Efeso e di Calcedonia – e fu
convinta sostenitrice dell’universalità del Cristianesimo. La sua vita fu
segnata da momenti drammatici: la prigionia visigota, la morte del figlio, del
marito Ataulfo e lo scontro tra i figli Onoria e Valentiniano III.
Nacque
a Costantinopoli nel 392 da Galla,
allora sedicenne, e da Teodosio I, quarantenne. Poco dopo la nascita, rimase
orfana di madre e insieme con il piccolo Onorio fu cresciuta da Serena, moglie
del generale vandalo romanizzato Stilicone, braccio destro di Onorio a Milano, da sempre fedele all’impero. Nel 395 Teodosio morì e nominò augusto per
l’oriente Arcadio e augusto per l’occidente Onorio, ancora molto giovane al
momento dell’investitura. Nel frattempo, la divisione tra le due “partes” dell’Impero
si fece irreversibile e, nel 476, l’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo,
fu deposto da Odoacre.
Resa
prigioniera da Alarico, che nel 410 aveva raggiunto e saccheggiato Roma, la
principessa si trovò a peregrinare incessantemente da un luogo all’altro e ad
assistere alla depredazione della città
campana di Nola, legata al vescovo Paolino, che nel frattempo fu arrestato.
Alla morte di Alarico, sopraggiunta a Cosenza, i visigoti elessero Ataulfo come
nuovo re. Le fonti narrano come il barbaro fosse particolarmente gentile nei
riguardi di Galla Placidia e che ben presto i due si innamorarono. Il
matrimonio non fu però accettato dai due imperatori romani. Galla Placidia, che
nel frattempo aveva dato alla luce il suo primogenito (morto poi in tenera età),
fu dunque considerata prigioniera; Ataulfo fu assassinato in una congiura
ordita da una fazione dei visigoti e Sigèrico, il nuovo re, umiliò
pubblicamente Galla Placidia, che da regina passò a una condizione di totale
sottomissione. La sua liberazione avvenne per intervento del generale Costanzo,
designato console nel 417, che lei ben
presto sposò, assumendo il titolo di Augusta. Da tale matrimonio, Galla Placidia ebbe due
figli, Giusta Grata Onoria e il futuro imperatore Valentiniano III.
Rimasta
vedova per la seconda volta, si diresse a Costantinopoli al fine di chiarire la
sua posizione e quella del figlio, ambedue estromessi dal potere. Nel tentativo
di rivendicare i suoi diritti al governo della parte occidentale dell’Impero,
Galla Placidia si imbarcò per l’Oriente e fu colta da una tempesta. Le fonti
narrano che in quella occasione ella fece
voto a san Giovanni Evangelista, offrendo la sua vita e quella del figlio
in cambio di una basilica, che in seguito fece erigere a Ravenna, allora
capitale dell’Impero d’Occidente.
In
Oriente intanto, deceduto l’imperatore Arcadio, Teodosio II di soli sette anni fu
sottoposto alla reggenza di Pulcheria,
sua sorella maggiore. La morte dell’imperatore Onorio, sopraggiunta nel 423 per
idropisia, la vacanza al trono dell’Impero occidentale, minacciato dai
barbari, e la grande capacità diplomatica della nobilissima, portarono all’incoronazione di Valentiniano III,
nominato augusto nel 425 a Roma. All’età di trentatré anni, Galla Placidia assunse
così la reggenza dell’Impero occidentale al posto di suo figlio, che aveva solo
sei anni. Suo obiettivo fu l’unificazione dell’impero; un obiettivo che non
perse mai di vista anche di fronte ai grandi sconvolgimenti politici e
religiosi che interessarono la sua reggenza. Nel 437, quando Valentiniano divenne
maggiorenne, Galla Placidia continuò comunque a governare. Morì nel 450, prima
del tragico scontro tra il figlio e il generale Ezio, per la conquista dell’Impero.
Grande
committente di opere pubbliche, a Galla Placidia si deve una serie cospicua di monumenti
e di mosaici eretti e realizzati principalmente a Ravenna e a Roma. Annoveriamo, tra le tante opere commissionate, la chiesa di San Giovanni Evangelista, la basilica di Santa Croce e il Mausoleo omonimo a Ravenna, e la decorazione di una cappella nella basilica di Santa Croce in
Gerusalemme a Roma. Fece ripristinare anche l’antica decorazione musiva dell’arco
trionfale della basilica di San Paolo f.l.m. a Roma, di cui resta un frammento ancora
oggi conservato alle Grotte Vaticane.
Fonti
principali:
- Vito Antonio Sirago, Galla
Placidia. La nobilissima, Milano 1996.
- E. Kitzinger, Alle origini dell'arte bizantina. Correnti stilistiche nel mondo mediterraneo dal III al IV secolo, Milano 2005.
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