Molto si potrebbe
dire di Luca Maria Patella, precorritore dell’arte concettuale e della Land Art
e ospite ai Martedì Critici (http://imartedicritici.com/) lo scorso martedì 25 settembre. La sua attività artistica
inizia nella metà degli anni Sessanta, dopo un’importante formazione
scientifica, elemento fondamentale del suo originalissimo eloquio figurativo.
Autore delle prime “manipolazioni preconcettuali” con la macchina fotografica, Patella
è tra i primi a cimentarsi nella cinepresa e a ispezionare e sperimentare l’ambiente
multimediale e interattivo con finalità estetiche. Si attiva quindi nelle più
svariate discipline artistiche: dalla performance al suono, dalla parola all’installazione
di grandi oggetti-scultura come “test proiettivi”, dalla scrittura al Libro.
Partendo dal ready made duchampiano e dalla simultaneità futurista Patella crea
un linguaggio sinestetico, che comunica in modo polisensoriale. E come uno
scienziato di fronte al suo esperimento, uno psichiatra davanti al suo
paziente, egli attua vere e proprie operazioni, basate sulla ricerca, sulla
documentazione e l’esperienza, visiva, intellettiva e della percezione. Opere
come “Mare firmato” (1965) sono frutto di questa ricerca sperimentale, che sul
finire degli anni Sessanta conduce l’artista alla realizzazione di un filmato e
una serie di fotografie intitolate “Terra Animata”, con misurazioni del terreno,
a metà fra arte concettuale e Land Art. Non sono evidentemente sconosciute a
Patella le nuove teorie novecentesche sui principi fondamentali della
percezione visiva, né la psicologia della Gestalt. Non a caso sempre in quello
stesso periodo realizza una serie di opere che hanno come comune denominatore la
dicitura “Analisi del comportamento”.
Negli anni ’69-’70
Patella si avvicina all’arte multimediale, una ricerca che sfocerà in diverse installazioni
“parlanti” e in alcune performance. Si accentua, negli anni Ottanta, il suo
interesse per gli aspetti psicanalitici, per le simbologie, i giochi di parole,
i motti di spirito; un’attenzione testimoniata in particolare dai “Lettini patelliani
paraduchampiani” della Gnam di Roma, posti accanto ai letti di Duchamp, o
dall’interesse per Diderot. L’importanza di queste ricerche emerge anche
durante il colloquio con i due curatori de I Martedì critici, Alberto Dambruoso e Marco Tonelli; durante il talk, infatti, Patella
si dice contro “ogni tipo di convenzione e circonvenzione” e rimarca il suo peculiare
rapporto con la scienza e la psicanalisi. L’artista inoltre non manca di
rilevare tre aspetti della sua concezione estetica: povertà, pulsione e
pensiero, gli ingredienti alchemici alla base dei suoi complessi – ma non
complicati - esperimenti artistici.
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