J. Wilpert, pitture murali di Santa Maria in
Pallara, fotografia acquerellata (da Wilpert 1916).
La
decorazione dell’arco absidale di S. Maria in Pallara, oggi in condizioni assai
frammentarie, presentava in origine una versione in gran parte inedita del tema
dell’adorazione dei Vegliardi. I dipinti murali che decoravano le pareti della
navata e della tribuna, datati fra la fine del X e gli inizi dell'XI secolo, erano giunti pressoché integri fino ai restauri ordinati
da papa Urbano VIII (1623-1644). Il pontefice, distrutte «omnibus sanctorum picturis», volle conservare solo la decorazione
absidale, tramandata dalle copie ad acquerello realizzate su indicazione di
Francesco Barberini da Antonio Eclissi (1630), oggi raccolte nel Cod. Vat. Lat.
9071[1].
Città del Vaticano, BAV, Codice Vaticano Latino 9071, arco di Santa
Maria in Pallara.
Gli
acquerelli attestano la presenza, sulla parete di fondo del presbiterio e
sull’arco, di una complessa composizione articolata su due registri. Nella
fascia superiore due gruppi di sei uomini dalle mani velate appaiono
inginocchiati e nell’atto di offrire corone all’Agnello, munito di volumen. Gli anziani, a piedi nudi,
privi di nimbo e di diadema, presentano una corta barba e capelli d’argento e
vestono una tunica bianca, con pallio arancio-dorato, avvolta sulle mani. Nel
registro sottostante, dieci figure nimbate (in origine probabilmente dodici)
ritratte sulle spalle di altri personaggi, appaiono suddivise in due gruppi e
sollevano le braccia verso la Dextera
Domini rappresentata sul bordo della curva dell’abside[2].
Identificati con i Seniori dell’Apocalisse, i primi dodici ricalcano
un’iconografia da tempo attestata a Roma[3]
e trovano un immediato parallelo nella più tarda decorazione del presbiterio di
San Giovanni a Porta Latina [4].
Città del Vaticano, BAV, Codice Vaticano
Latino 9071, arco di Santa Maria in Pallara.
Il
secondo registro presenta invece un soggetto insolito. L’Uccelli credette di riconoscervi
i Seniori che presentano all’Agnello le fiale o i calici, qui sostituiti da
figure antropomorfe[5]. Il
tema, piuttosto raro, appare solo in tre monumenti tardo romanici e gotici: in
un fonte battesimale presso la cattedrale di Merseburg (1180 ca.), nel portale
sud di Chartres (XIII secolo) e nelle sculture del Duomo di Fürstenportal a
Bamberga (1220 ca.)[6]. Più
plausibile è invece l’interpretazione di Mâle, che riconosce nelle pitture il
tema della predicazione apostolica fondata sull’insegnamento dei profeti[7].
Quale
che sia la chiave ermeneutica dei dipinti, nelle figure telamoniche sembra possibile identificare i profeti o i
patriarchi, mentre negli altri personaggi gli apostoli che «vedono quindi più lontano e più in alto di
essi»[8].
Secondo i Padri della Chiesa, l’assemblea dei Ventiquattro Seniores della visione giovannea era in effetti composta dai dodici
profeti e dai dodici apostoli i quali, insieme, esemplificavano l’unione del
Vecchio con il Nuovo Testamento; un’idea, questa, che sul finire dell’VIII
secolo fu ripresa dall’Expositionis in
Apocalypsin di Ambrogio Autperto[9].
[1] Quest’ultimo comprende anche la
raccolta epigrafica di Gaetano Marini.
Cfr.
GIGLI
1975, p. 48.
[2] Cfr. WILPERT 1916, p. 1078.
Eclissi segnala sotto ai dipinti altre due scene con la rappresentazione dei
fondatori Pietro e Giovanna, dei santi Sebastiano e Zotico e di due sante
martiri effigiate nel gesto di offrire corone. Sulle pareti erano
verosimilmente raffigurate scene neotestamentarie e di martirio; a destra, in prossimità
dell’abside, un frammento di pittura mostra la figura di un animale, forse di
un toro, simbolo dell’evangelista Luca.
[3] Vedi, a questo riguardo, le
decorazioni di San Paolo fuori le mura, di Santa Prassede, di Santa Cecilia in
Trastevere e di San Giovanni a Porta Latina.
[4] Cfr. WILPERT 1916, p. 1078.
Inserendo nella stessa tavola parte delle pitture del presbiterio di Santa
Maria in Pallara e di S. Giovanni a Porta Latina, Wilpert stesso favorisce un
confronto tra i loro repertori
decorativi.
[5] Cfr. GIGLI 1975, p. 49.
[6] H. Beenken,
Romanische Skulptur in Deutschland 11.
und 12. Jahrhundert,
Leipzig 1924, pp. 86-89, fig.43; M. L. Marchiori, Art and Reform in Tenth-Century Rome – The
Paintings of S. Maria in Pallara, Queens University, Kingston (Ontario,
Canada) 2007, in part. pp. 77-81.
[7] MARCHIORI
2007.
[8] GIGLI 1975, p. 50; cfr. anche
BERTELLI 1994, p. 225; MARCHIORI 2007.
[9]
L’abate di S. Vincenzo al Volturno ricorreva al passo di Matteo 19, 28 per
istituire un parallelo tra gli apostoli e gli anziani del testo apocalittico:
«Gesù rispose loro: in verità vi dico voi che mi avete seguito, nella
rigenerazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria,
sederete anche voi sopra dodici troni per giudicare le tribù di Israele». V. Ambrosii Autperti Opera, in R. Weber,
Corpus christianorum continuatio
mediaevalis, 28, Turnhout, 1975, v. II, pp. 210-213; MARCHIORI 2007, pp.
79-80.
Nessun commento:
Posta un commento